Bridging geography and history of woodlands
Progetto PRIN 2022
Le cave delle bore in Val di Fiemme
Il lacerto materiale della gestione forestale locale

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Le cave delle bore costituiscono un elemento significativo del paesaggio culturale forestale della Val di Fiemme, testimoniando la capacità delle comunità locali di integrare conoscenze tecniche, materiali e ambientali in un sistema di gestione sostenibile delle risorse boschive.
Queste strutture, costituite da canali artificiali in pietra o incisi nella roccia, erano destinate al trasporto controllato dei tronchi (le bore) lungo i versanti, sfruttando la pendenza naturale del terreno e la presenza dell’acqua.
Le cave delle bore rappresentano un tassello fondamentale della cultura materiale alpina, poiché esprimono un sapere tecnico e collettivo, maturato attraverso l’esperienza diretta del lavoro nel bosco.
La pratica di far scorrere i tronchi lungo canalizzazioni artificiali è attestata in Val di Fiemme fin dall’età moderna e si inserisce in un più ampio sistema di infrastrutture forestali che comprendeva sentieri, vie di esbosco, segherie e opere idrauliche. Se in tutto l’arco alpino i canali artificiali – detti risine – erano realizzate in legno, in Val di Fiemme vediamo la presenza di un unicum, le cave delle bore.
Le cave delle bore venivano costruite in prossimità delle aree di taglio ed esbosco, con lastre di pietra accuratamente posate e sagomate per formare superfici lisce e continue, capaci di ridurre l’attrito e favorire il movimento dei tronchi verso valle.
Si trattava di manufatti di alta specializzazione empirica, realizzati da maestranze locali che possedevano una conoscenza approfondita della morfologia del terreno, del comportamento del legno e delle dinamiche idriche.
Queste canalizzazioni costituivano quindi infrastrutture tecniche integrate nel sistema di gestione comunitaria del bosco, funzionali non solo alla produzione, ma anche alla regolazione dei flussi di materia e al controllo del territorio. La loro presenza testimonia lo sfruttamento tangibile, continuo e intensivo a cui erano soggette le foreste della Val di Fiemme fin dall’Ottocento. Vennero progressivamente abbandonate nel corso del Novecento, in conseguenza dell'evoluzione dei mezzi di traposto via teleferica o su ruote.
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Le cave delle bore esprimono in modo diretto la cultura materiale del lavoro forestale fiemmazza.
La loro progettazione e costruzione presupponevano una conoscenza empirica delle proprietà dei materiali e delle forze naturali, frutto di una tradizione tramandata oralmente e affinata nel tempo.
Questi manufatti testimoniano una relazione di equilibrio tra società e ambiente, fondata su principi di adattamento e reciprocità: il bosco forniva la materia prima, ma al tempo stesso imponeva regole di gestione e manutenzione che garantivano la continuità della risorsa.
In questo senso, le cave non erano soltanto strumenti tecnici, ma anche espressioni tangibili di una visione comunitaria del paesaggio forestale.
La loro presenza, spesso riconoscibile attraverso resti strutturali, tagli nella roccia o toponimi locali, offre una chiave di lettura per comprendere le modalità con cui le comunità alpine hanno storicamente gestito le risorse forestali.
Lo studio e la documentazione di questi manufatti permettono di ricostruire non solo la tecnologia del trasporto del legname, ma anche le logiche sociali ed economiche che ne regolavano l’uso e la manutenzione.
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Oggi, le tracce delle cave delle Bore costituiscono un patrimonio culturale diffuso di grande interesse storico e tecnico. Sulla base di documentazione scritta è possibile ipotizzare come esse fossero un tempo almeno una ventina; le ricerche hanno permesso di rintracciarne sul terreno otto, a vari stadi di conservazione. Molte di esse si sono conservate grazie alle azioni di tutela promosse dal Servizio Foreste della Magnifica Comunità.
La valorizzazione delle cave delle bore – attraverso rilievi, indagini storiche e percorsi di interpretazione culturale – rappresenta un’occasione per integrare conoscenza scientifica e memoria del lavoro, restituendo visibilità a un patrimonio materiale che contribuisce alla costruzione dell’identità territoriale della Val di Fiemme.
In un contesto contemporaneo orientato alla sostenibilità, le Bore assumono inoltre un valore simbolico, poiché testimoniano una forma storica di gestione integrata del paesaggio, basata sull’esperienza, sull’osservazione e sulla cooperazione comunitaria.
Le cave costituiscono un bene culturale complesso, in cui si intrecciano tecnologia, ecologia e memoria sociale.
Esse offrono una rappresentazione concreta dei saperi forestali locali, dimostrando come la cultura materiale possa fungere da strumento di lettura storica e di riflessione contemporanea sulle pratiche di gestione del territorio.
La loro conservazione e valorizzazione non riguarda soltanto la tutela di un manufatto, ma la salvaguardia di un sistema di conoscenze e relazioni che ha garantito, per secoli, la sostenibilità della vita e del lavoro nelle comunità di montagna.
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Riferimenti bibliografici
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Agnoletti M., Tognotti E., Zanzi Sulli A., Appunti per una storia del trasporto di legname in Val di Fiemme, “Quaderni storici”, 62, 2, 1986, pp. 491-504.
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Lemmi F., Il bosco come risorsa, il bosco come patrimonio: documentare l’archeologia rurale dei boschi trentini, in Cristina G., Gabellieri N., a cura di, Biografie di paesaggi boschivi, Viella, Roma, 2025.
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Cave delle bore di Forno (Moena),Cece (Predazzo), Valfloriana (Valfloriana),Cadino (Molina/Castello)
(Foto Lemmi F.)
Cava delle bore di Forno (foto Gabellieri N.)

Localizzazione delle cave delle bore (da Agnoletti, Tognotti, Zanzi Sulli, 1986, p. 499).